DUE GIGANTI DELLA STORIA GRANATA PARLANO DI PRESENTE, PASSATO E (SI SPERA) FUTURO
di toroclubpianelli · Pubblicato · Aggiornato
SALA «Finché non lo rifanno, sarà sempre così»
PULICI «Il caso Rosina? Se uno cerca rogne…» «Con quella mano sotto il mento ha compiuto un gesto equivocabile. Mai dire bugie ai nostri tifosi, altrimenti te le fanno rimangiare»
da “Tuttosport” del 17 maggio 2009 – di STEFANO LANZO
SUPERGA. Due miti, uno di fianco all’altro. La leggenda del Toro seduta sulla panchina restaurata degli spogliatoi del Filadelfia. Due miti premiati a Superga dal Toro Club Pianelli in un giorno speciale, a 33 anni esatti dallo scudetto, ultimo (per adesso) della storia granata. Due miti che si chiamano Paolo Pulici e Claudio Sala: indossano le maglie del Centenario. I grandi campioni restano tali anche dopo aver appeso le scarpe al chiodo. E non hanno paura di dire sempre quello che pensano..
IL PRESIDENTE Racconta Pupi: « Ricevere questo premio è motivo d’orgoglio, perché intitolato a Pianelli,
il mio secondo papà. Avevo 16 anni, ero un ragazzino. Ha creduto in me, subito. Sempre. Mi piace ricordare questo aneddoto: avevo lo stinco aperto, ai tempi non ti mettevano i punti, ti “cucivano” con le graffette. Me ne misero 53 sulla gamba e i medici dissero “non crederete di farlo giocare in queste condizioni, vero?”. Ebbene io giocai e segnai e il presidente diceva “Pulici deve giocare sempre, anche nel mio giardino di casa: non lo venderò mai!”. Ecco, questo era Pianelli», e la voce del gigante granata è rotta dall’emozione. Claudio Sala rimembra il suo arrivo a Torino: «Pianelli mi pagò 470 milioni nel 1969. Una cifra pazzesca. La trattativa per “strapparmi” dal Napoli fu lunga e complicata, ma la risolse una… cravatta Marinella. Il Toro è il mio orgoglio: essere riuscito a riportare lo scudetto qui resta qualcosa di straordinario».
IL TREMENDISMO «Vedi Claudio, giocassimo ancora noi rischieremmo di vincere… », sorride Puliciclone rivolto all’antico compagno. «Hai ragione Pupi. Il nostro Toro, quello del ’ 76, era avanti 30 anni. Era moderno: pressing, fuorigioco, determinazione. Contava vincere e basta. Eravamo 11, tutti incazzati, dall’inizio alla fine. Eravamo incazzati finanche il giorno dello scudetto, perché avevamo pareggiato: avessimo vinto avremmo ottenuto il record scavalcando nientemeno che il Grande Torino… Incredibile » . E’ lo spirito del Toro, che secondo Pulici si è smarrito: «Indossare la maglia che era stata di Valentino
Mazzola, degli Invincibili, è qualcosa che non si può descrivere. Il Filadelfia, quel tunnel, ti facevano capire cos’è il Torino. Mi piace raccontare quello che mi diceva Oberdan Ussello:
“ Il Toro non deve essere una mano. Perché una mano tesa dà uno schiaffo e può far male. Ma un pugno fa ancora più male. Ecco, il Toro deve essere un pugno, sempre”. I ragazzi che vestono quella maglia oggi non sono un pugno. Sacrificio, orgoglio, aiutarsi l’uno con l’altro: cose che non esistono più. Forse siamo noi che non abbiamo saputo spiegarlo bene oppure sono loro che non vogliono capire » . « Però Pupi la verità è che ai nostri tempi c’era gente cresciuta respirando il Toro, persone in grado di trasmetterti il significato di indossare la maglia granata. Adesso chi ti insegna cos’è il Toro?», la saggia conclusione del Poeta.
LA CASA «Caro Pupi, vedere il Filadelfia così mi fa stare male. Mi viene da piangere. Il Toro è senza ca¬sa. Il Fila era il ritrovo dei tifosi e deve tornare a esserlo. Senza la sua casa, senza il Filadelfia, il Toro non combinerà mai nulla. Non esiste Toro senza lo stadio Filadelfia». Puliciclone annuisce e a chi gli chiede se il Toro si salverà mostra un volto corruciato che è tutto un programma: « Giocassimo noi di sicuro, vero Claudio? Dico che, se in campo con il Bologna ci fossimo stati noi, il Bologna non avrebbe superato la metà campo. Mai. Non la vedeva, la palla. Ora il calendario è durissimo. E’ ne¬cessario che qualcuno, da lassù, guardi giù e lo faccia a lungo…».
QUELLA FASCIA Pulici e Sala sono a Superga, dove il 4 maggio, a 60 anni dalla tragedia, l’attuale capitano
Rosina è stato contestato da alcuni tifosi. Pupi la pensa così: «Se qualcuno ti contesta vuol dire che c’è qualcosa che non va. Noi, e Claudio mi è testimone, non abbiamo mai reagito, mai esternato sentimenti con gesti equivocabili. Rosina l’ha fatto, con quella mano sotto il mento. Se vai a cercarti rogne, ne paghi le conseguenze. Ai tifosi del Toro non devi mai raccontare bugie, altrimenti te le fanno rimangiare. Però se dirai loro sempre la verità, ti sosterranno pure nelle difficoltà. Qualcuno può dire “facile, tu parli così perché hai vinto lo scudetto”. No, anche io ho vissuto momenti difficili con il Toro eppure erano sempre in 40mila a sostenerci. I tifosi granata sono così. Unici » . Interviene il Poeta: « Pupi hai ragione. A Rosina voglio dare un consiglio: cresca insieme al Toro, passo dopo passo, e provi a trascinare questa squadra più in alto possibile. Io l’ho fatto e me lo porterò dentro tutta la vita. Se poi Rosina non ha questa intenzione, allora cambi pure aria. Io avevo la fascia da capitano attorno al braccio, quella che ora ha lui. Quella fascia ti rende responsabile. Prima di me la indossava Giorgio Ferrini:
tanti fatti, poche chiacchiere. Io ho cercato di seguire il suo grande esempio ».
CITANDO ROCCO Rolando Bianchi, quando si allena, solleva il calzoncino fino a metà coscia. Il gesto di Pupi, che preferisce non da¬re consigli a colui che, idealmente, ne ha raccolto l’eredità: «I consigli potrei darli ai bambini, non a gente che gioca da anni. Questi attaccanti di oggi, non solo Bianchi, su dieci tiri ne spediscono otto fuori. “Traversa o bandierina è uguale, sei sempre zero a zero” diceva
Rocco. Anche io centravo sempre pali o buttavo il pallone fuori: ma mi sono esercitato finché non l’ho messa dentro. Ecco, Bianchi deve allenarsi sempre di più: tirare, tirare, tirare. Perché, a furia di calciare fuori, uno può pensare che abbia degli amici in tribuna che han bisogno di palloni… ».
Due miti, con quella maglia granata come una seconda pelle. Giocassero ancora, il Toro non annasperebbe così.